In tanti anni di lavoro accanto alle neo-mamme e ai neo-papà ci siamo confrontate spesso con situazioni difficili, ma una in particolare colpisce i neo-genitori in un momento particolarmente delicato: quello subito successivo alla nascita, nel caso in cui sia necessario un ricovero per il neonato.
Al dolore per una vita che inizia con un ricovero si sommano la sofferenza per il distacco, le preoccupazioni per le possibili implicazioni in termini di salute, le ansie e i sensi di colpa. Un bambino appena venuto al mondo e già in pericolo: fragile e collegato a tubicini, macchinari e monitor, così diversi dalle mani e dal seno materno.
Anche quando il peggio è passato e si va finalmente a casa, non è facile tornare alla normalità e superare la paura di avere un figlio non completamente sano: riuscire a ristabilire una normale relazione con il bambino, stabilita con la mamma durante gravidanza e alterata dalla permanenza in ospedale, non è sempre facile.
Abbiamo pensato a un progetto che ci permetta di stare accanto ai genitori che affrontano il ricovero del figlio

Il progetto “Distacchi dolorosi alla nascita” ha infatti come obiettivo generale non lasciare soli i neo genitori che devono fronteggiare il ricovero del proprio figlio, in più si prefigge di:
- rispondere al bisogno delle neo-mamme e dei neo-papà di sentirsi rassicurati e confortati;
- fornire conforto e sostegno nella faticosa battaglia quotidiana con le ansie e le preoccupazioni che li affliggono.
Grazie al supporto economico di molte singole persone e di alcuni enti e istituzioni (la Fondazione Terzo Pilastro Italia e Mediterraneo, la Banca d’Italia, i Lyon’s, l’azienda MSD Italia), nel 2016 siamo riuscite a mettere in atto una prima sperimentazione del progetto presso alcuni ospedali romani, tra cui il S. Giovanni, il Fatebenefratelli-Isola Tiberina e il Policlinico Casilino.
Durante il primo anno abbiamo incontrato un totale di 235 famiglie, ognuna con un bambino ricoverato nel reparto di Terapia Intensiva o di Patologia neonatale. Siamo riuscite ad offrire loro ascolto emotivo e un intervento di sostegno mirato, secondo la specifica metodologia messa a punto dalle operatrici de Il Melograno.
Venti di queste famiglie sono state assistite anche a domicilio, dopo le dimissioni del bambino.
I risultati ottenuti, sia durante che post-ricovero, sono stati molto positivi
I feedback che abbiamo ricevuto dalle famiglie e i risultati ottenuti durante il primo anno di progetto sono andati ben oltre le nostre più rosee aspettative: tutto ciò ha confermato l’utilità del progetto, la necessità di ripeterlo e anzi di allargarlo quante più famiglie possibili.
Attualmente il progetto è in corso presso gli ospedali San Giovanni-Addolorata e Fatebenefratelli-Isola Tiberina, con il sostegno della Fondazione Terzo Pilastro, ma sono necessari nuovi fondi per poterlo offrire ad un numero sempre maggiore di famiglie.
Stiamo già cercando di guardare oltre: vogliamo che il risultato ultimo di questo progetto sia creare un “modello di buone prassi di assistenza dei neonati ospedalizzati“, centrato sulla continuità di cure ospedale-famiglia-territorio e sull’integrazione dell’assistenza medico-sanitaria con un’accoglienza dei bisogni psicologici, affettivi e sociali dei piccoli ricoverati e dei loro genitori.





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